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TRA GIORNI DI MANIFESTAZIONI IN CENTRO
Corteo Alcoa: tensione con la polizia
Fermati gli operai, troppo vicini all'ambasciata Usa
Dal Casilino 900 appello «contro la marcia razzista»
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Il 18 novembre gli scontri a Roma tra operai e polizia
ROMA - Momenti di tensione, giovedì mattina a Roma, tra gli operai dell'Alcoa giunti dalla Sardegna e da Mestre per sfilare contro la crisi degli stabilimenti di Portovesme e Fusina. Gli operai - riferiscono i partecipanti - avevano tentato di deviare dal percorso autorizzato, per portarsi davanti all'ambasciata americana. La manovra ha provocato un duro faccia a faccia fra operai e agenti della pubblica sicurezza schierati a bloccare la strada.
Un delegato sindacale di Portovesme è finito all'ospedale dopo essere svenuto a causa di un colpo ricevuto nei tafferugli: «Una botta alla tempia - raccontano i colleghi - ricevuta durante la carica degli agenti in tenuta antisommossa nel momento in cui il corteo ha deviato». «Le forze dell'Ordine non hanno effettuato alcun tipo di intervento repressivo né tantomeno fatto uso di manganelli, ma solo azioni di contenimento», replica la questura di Roma.
IL VIDEO DELLA CARICA - Poi il corteo, che si trovava all'inizio di via Veneto, in piazza Barberini, si è spostato per tentare di raggiungere la sede del ministero dello Sviluppo economico, in via Molise, dove è in programma il tavolo di confronto sulla filiera dell'alluminio in Italia. Già una decina di giorni fa, nella precedente manifestazione del 18 novembre a Roma, gli operai Alcoa erano stati coinvolti in una carica di polizia - dove i manganelli, invece, si erano visti - finita subito in un video sulla web television C6tv.
Giovedì gli oltre 400 operai dell'Alcoa si sono mossi con bandiere e megafoni da piazza Repubblica a piazza Barberini. Nel pomeriggio, previsto - dalle 14 alle 19 - un sit-in tra piazza Colonna e piazza Montecitorio, per chiedere un intervento immediato del governo che scongiuri la chiusura dello stabilimento di Portovesme, nel Sulcis Iglesiente. A rischio ben 720 operai diretti, cui si aggiungono un centinaio di lavoratori delle aziende di manutenzione e circa un migliaio di operatori dell'indotto (complessivamente circa 2.000 persone).
L'operaio ferito nella carica di giovedì (Ansa)
CENTRO BLOCCATO - Tre giorni di cortei e manifestazioni. Nel pomeriggio di giovedì seguiranno i ciclisti romani che - chiamati da 14 associazioni - organizzano nel po0meriggio una piccola critical mass a Porta Metronia, davanti all'asessorato all'ambiente. Quindi i no global in marcia con striscioni contro il Wto, poi venerdì il contestato corteo contro i rom organizzato da Forza Nuova. Infine la manifestazione contro la violenza sulle donne, sabato 28.
Promette forti ripercussioni sul traffico il calendario di proteste e raduni celebrativi che tra giovedì e domenica porterà nelle strade della Capitale migliaia di persone.
Il corteo dei lavoratori Alcoa (foto Eidon)
TUTTI IN BICI - Sempre giovedì, alle 17.30, davanti all'assessorato all'Ambiente, in piazza di Porta Metronia, si raduneranno numerosi i membri delle associazioni riunite nel coordinamento spontaneo «Di traffico si muore». Alcuni rappresentanti sono attesi dall'assessore De Lillo per portare al Campidoglio le proposte dei ciclisti romani dopo la tragica morte di Eva, la giovane travolta e uccisa ai Fori Imperiali lo scorso 29 ottobre, mentre tornava a casa in bici.
Gli amanti delle due ruote si ritroveranno anche venerdì 27 sulle strade di Roma per l'appuntamento mensile di Critical Mass, che dovrebbe partire dai Fori Imperiali - nel punto in cui Eva venne investita - e coinvolgere migliaia di ciclisti.
Una manifestazione di Forza Nuova (Eidon)
APPELLO DEI ROM - Intanto, sempre per la giornata di venerdì 27, dal campo nomadi Casilino 900 giunge un accorato appello della Comunità rom: «Chiediamo alla società civile, ai cittadini, alle associazioni, ai comitati di quartiere - si legge in una lettera - di esserci vicini il prossimo venerdì 27 novembre dalle ore 17 , mentre si svolgerà la provocatoria manifestazione razzista di Forza Nuova che intende raggiungere il campo esasperando la spinta politica già messa in atto con lo sgombero di "Casilino 700"».
I rom spiegano di aver messo «tutto il nostro impegno perchè la baraccopoli di Casilino 900 venga chiusa». E raccontano: «Siamo i primi a voler andar via. Nessuno ama vivere in baracche tra topi e immondizie». Per vivere meglio, «siamo disposti lavorare sodo, ma non ce la facciamo più ad essere scacciati e rifiutati, additati come la peste. Fa male a noi come a tutta la società di cui ci sentiamo di far parte».
Il corteo anti razzismo di rom e sinti al Colosseo nel giugno 2008 (foto Eidon)
INTEGRAZIONE CONTRO I RAZZISMI - Gli abitanti di Casilino 900 chiedono «una reale possibilità di riscatto sociale e di integrazione» e la cercano partecipando ai tavoli con l'Amministrazione Comunale e la Prefettura. Per questo vorrebbero evitare le esasperazioni razziste contro cui già marciarono nel 2008. «Vogliamo che la chiusura del Casilino 900 risulti un passaggio storico verso il superamento dei campi, luoghi di rifiuto e di segregazione sociale e non l'ennesimo sgombero senza alcuna alternativa».
I figli dei rom, sottolineano, «sono nati qui, vanno a scuola con i bambini italiani, e si sentono italiani anche loro». Per loro come per gli anziani, i nomadi di Casilino 900 vorrebbero «un futuro di integrazione attraverso la formazione, il lavoro e una vita fuori dai campi».
l.za.
26 novembre 2009
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adesso postini figli di papa
Poste assume i figli di papà e si dimentica dei precari
di Giuseppe Vespotutti gli articoli dell'autore Da Progetto Mix a Progetto Svincolo cambia solo il nome. Non la finalità. Dopoaver annunciato diecimila esuberi, Poste Italiane riprende l’idea di assumere i figli dei dipendenti pensionabili, che diventano postini per diritto ereditario. L’Unità lo aveva raccontato già a fine luglio. Adesso, di nuovo - a parte il nome - c’è che in alcune Regioni sono cominciati i colloqui degli aspiranti figli d’arte.
COME FUNZIONA
Il meccanismo sembra essere sempre lo stesso: per ogni dipendente pensionabile può venire assunto un figlio. Se i dipendenti sono due, entrambi vicini al meritato riposo professionale, possono entrare due pargoli. Se proprio i figli non ne vogliono sapere di seguire le ormedei genitori osehanno già un’altra occupazione c’è spazio per anche per i nipoti. Il tutto a patto che il giovane abbia un diploma e non superi trent’anni. O sia laureato ma non abbia più di 35 anni. In Emilia Romagna, in Toscana, in Sicilia, in Campania e nelle Marche, pare che siano già cominciate le selezioni. I nuovi assunti dovrebbero entrare nello stesso ufficio che ha ospitato i genitori, o comunque nella stessa città. E verranno inquadrati con contratti atempo indeterminato ma part-time. Condizione, questa, che agli iscritti Ugl non piace molto. Almeno a quelli che hanno risposto alla domanda del sondaggio presente sul sito dell’organizzazione di Renata Polverini: “Sei vicino alla pensione, lasceresti il lavoro in Poste per fare assumere tuo figlio part-time?”. Ieri il 59%rispondeva sì, “purché il part-time sia convertibile”. Solo il tre per cento sosteneva che si tratta di “privilegio feudale”. Mentre di «nepotismo orientato» ha parlato il segretario UglComunicazioni, Ciro Amicone, comunque favorevole all’iniziativa. CosìcomeCisl e Uil. Chissà invece che ne pensano i ministri che hanno a cuore la meritocrazia, visto che Poste èuna Spa controllata dallo Stato attraverso l’Economia e la Cassa depositi e prestiti. Finora l’unico «no» al progetto Svincolo è quello di Slc-Cgil. «Di che parliamo - domanda ironico il segretario Emilio Miceli - di professionalità biologica?» Posto il netto rifiuto a forme di nepotismo aziendale, il sindacato teme per la sorte dei precari. Per queste persone sono stati firmati due accordi con l’azienda che ha preso l’impegno di assumerli. Ma su diecimila almeno seimila restano in attesa di unaconvocazione. Equelle che arrivano sono di pochi mesi e lontano dai luoghi di residenza. «Useremo tutti i mezzi, anche quelli legali - riprende Miceli - per difendere i precari a cui è stato promesso il lavoro».
26 novembre 2009