venerdì 4 dicembre 2009

LE DICHIARAZIONI DI SPATUZZA.

Spatuzza depone in aula, cita premier e Dell'Utri
Il pentito cita anche Silvio Berlusconi
05 dicembre, 00:18

TORINO - Si è conclusa l'udienza del processo per concorso in associazione mafiosa al senatore Marcello Dell'Utri celebrato a Torino. Dopo l'esame del pentito Gaspare Spatuzza, controesaminato dalle difese di Dell'Utri, la Corte ha deciso di non fare ulteriori domande al pentito, ha disposto la citazione dei boss Giuseppe e Filippo Graviano e ha rinviato il processo all'udienza dell'11 dicembre.

Concluso il controesame del pentito Gaspare Spatuzza, teste al processo al senatore Marcello Dell'Utri, la Corte d'appello di Palermo, in trasferta a Torino per motivi di sicurezza, ha deciso di citare i boss Giuseppe e Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro. I capimafia, che verranno sentiti in videoconferenza l'11 dicembre, potranno riferire sulle dichiarazioni rese da Spatuzza che ha rivelato di un incontro con i tre boss durante il quale Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi furono indicati come i nuovi referenti politici di Cosa Nostra. La Corte ha ritenuto "la necessità in relazione al tema di prova oggetto dell'esame di Spatuzza" di sentire la versione dei boss.

SPATUZZA: "DELL'UTRI AIUTO' LA MAFIA" - "Graviano mi disse che avevamo ottenuto tutto quello e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro 'crasti' socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi, Graviano mi disse che era quello del Canale 5''. Ha affermato Spatuzza.

Oltre al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il pentito Gaspare Spatuzza a Torino cita anche l'imputato, il senatore Marcello Dell'Utri. ''C'e' di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri'', ha detto Spatuzza, citando Graviano. ''Grazie alla serieta' di queste persone - ha aggiunto - ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani''.

STRAGI '93 'ANOMALE' - "Cosa nostra e' un'associazione mafioso-terroristica. La definisco cosi' perche' dopo il '92 ci siamo spinti un po' oltre, in un terreno che non ci appartiene: alludo alle stragi di Firenze, dove mori' la piccola Nadia e all'attentato a Costanzo''. Con queste parole e' cominciata la deposizione del pentito Gaspare Spatuzza al processo al senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri, in corso a Torino.

"Dopo le stragi di Capaci e Via d'Amelio abbiamo gioito, perché Falcone e Borsellino erano nostri nemici; mentre i morti di Firenze e Milano non ci appartenevano. Lo dissi a Giuseppe Graviano, quando lo incontrai a Campofelice di Roccella nel '93''. Lo ha detto il pentito Gaspare Spatuzza, che sta deponendo al processo Dell'Utri, e che ha definito "anomale", nella consueta strategia di sangue di Cosa Nostra, le stragi di Firenze, Roma e Milano del '93. Anomalia che il pentito spiega in quanto quegli eccidi rientravano in una strategia terroristica. ''Quando rappresentai a Giuseppe Graviano - ha aggiunto -, che mi aveva incontrato per parlare di un altro attentato ai danni dei Carabinieri, questa mia debolezza, lui mi rispose: 'E' bene che ci portiamo un po' di morti dietro, così chi si deve muovere si dia una 'smossa' ".

COSI' FALLI' ATTENTATO OLIMPICO - Quando incontrai Graviano a gennaio del '94, a Roma, mi disse che l'attentato all'Olimpico si doveva fare a tutti i costi, così gli davamo il colpo di grazia". Così il pentito Gaspare Spatuzza racconta, deponendo al processo Dell'Utri, il fallimento dell' attentato ai Carabinieri, che doveva avvenire all'esterno dello stadio Olimpico, al termine di una partita di calcio, fortemente voluto dal boss Giuseppe Graviano. Spatuzza ha raccontato in aula le fasi preparatorie dell'attentato, quando la mafia imbottì una macchina di esplosivo, "utilizzando una tecnica - dice Spatuzza - che nemmeno i talebani hanno mai usato". I boss, oltre all'esplosivo, utilizzarono tondini di ferro, che avrebbero dovuto rendere più devastante l'effetto della deflagrazione. "Lasciammo la macchina - ha proseguito - fuori dallo stadio. Io e Benigno ci spostammo a Monte Mario. Benigno diede l'impulso al telecomando, ma grazie a Dio l'esplosione non avvenne".

E' un incontro avvenuto nel '94 al bar Doney di Via Veneto, a Roma, prima del fallito attentato all'Olimpico, l'episodio centrale della deposizione, ancora in corso davanti alla corte d'appello di Palermo, in trasferta a Torino, del pentito Gaspare Spatuzza. Spatuzza si incontra, in quella occasione, con Giuseppe Graviano, che "aveva un atteggiamento gioioso, come chi ha vinto all'enalotto o ha avuto un figlio". "Ci siamo seduti - dice Spatuzza - e disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo e questo grazie alla serietà di quelle persone che avevano portato avanti questa storia, che non erano come quei quattro 'crasti' socialisti che avevano preso i voti dell'88 e '89 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vengono fatti i nomi di due soggetti: di Berlusconi..., Graviano mi disse che era quello del Canale 5, aggiungendo che di mezzo c'é un nostro compaesano, Dell'Utri. Grazie alla serietà di queste persone - prosegue Spatuzza, citando Graviano - ci avevano messo praticamente il Paese nelle mani".

DELL'UTRI, COSA NOSTRA VUOL FAR CADERE GOVERNO - "La deposizione di Spatuzza non ha costituito per me alcuna sorpresa. Mi aspettavo esattamente questo. Non ha detto nulla di più o di meno di quello che aveva già riferito ai pm". Lo ha detto il senatore Marcello Dell'Utri in una pausa dell'udienza del processo d'appello in cui è imputato di concorso in associazione mafiosa, dopo la deposizione del pentito Gaspare Spatuzza.

Ribadendo quanto già detto Dell'Utri ha aggiunto: "Il suo obiettivo è fare cadere il governo Berlusconi, non ci sono altre spiegazioni". Ai giornalisti che gli chiedevano se riteneva che dietro al collaboratore ci fosse qualcuno, Dell'Utri ha risposto: "Non lo so. Ci saranno i pm"."La mafia ha tutto l'interesse a far cadere il governo Berlusconi perché è quello che ha fatto di più contro Cosa Nostra".

''Di fronte a queste accuse una persona normale o impazzisce o si spara''. E' un fiume in piena Marcello Dell'Utri. ''E' una cosa assurda, una cosa fuori dal mondo'', aggiunge parlando con i giornalisti che lo hanno preso d'assalto in una pausa dell'udienza nella maxiaula 1 del PalaGiustizia di Torino, dove il processo e' stato trasferito da Palermo per motivi di sicurezza. ''Non e' una bella cosa - ha sottolineato Dell'Utri - e devo fare un lavoro difficile per non somatizzare''.

GHEDINI, SUE PAROLE DI TOTALE INCONSISTENZA - "Le dichiarazioni di Spatuzza appaiono di una totale ed assoluta inconsistenza. I riscontri disposti non potranno che dimostrarne l'inattendibilità. Resterà da comprendere quali siano state le ragioni che lo hanno indotto a fare queste affermazioni che hanno consentito le conseguenti indegne strumentalizzazioni politiche e mediatiche da taluni puntualmente svolte": così Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e avvocato di Silvio Berlusconi, in una nota. "Il tentativo di delegittimare la lotta alla mafia, la lotta vera e non a parole, che il Presidente Berlusconi e i governi da lui presieduti hanno fortemente posto in essere nel corso degli anni e ancor più in questa legislatura, è del tutto evidente", sottolinea Ghedini. "E' ovvio - prosegue - che nei confronti dello Spatuzza dovranno essere esperite tutte le opportune azioni giudiziarie che il caso impone, ancorché di utilità assai marginale trattandosi di un ergastolano, certamente più interessato agli sconti premiali e al più favorevole trattamento di pentito che intimorito da azioni penali e civili di ben modesta entità rispetto agli omicidi da lui commessi e accertati".

BERLUSCONI A CDM, SPATUZZA? FOLLIA,NOI I PIU'DURI CONTRO MAFIA - E' folle quello di cui mi accusano, sono cose incredibili: il nostro è il governo che ha fatto di più contro la mafia. E' stato questo, secondo quanto riferito da fonti governative, il ragionamento svolto da Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri odierno a commento delle indiscrezioni di stampa sul pentito di mafia Gaspare Spatuzza, che proprio oggi deporrà in tribunale. Il premier, secondo le stesse fonti, ha chiesto al ministro dell'Interno Roberto Maroni di elencare i risultati dell'esecutivo nella lotta alla criminalità.

BONAIUTI, MAFIA ATTACCA BERLUSCONI PERCHE' LA COMBATTE - E' del tutto logico che la mafia utilizzi i suoi esponenti per rilasciare dichiarazioni contro il presidente del Consiglio di un governo che agisce in maniera così determinata e così concreta nei confronti della criminalità organizzata". Lo afferma Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in una nota che segue le dichiarazioni al processo di Torino del pentito Gaspare Spatuzza, che ha citato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Bonaiuti sottolinea gli "straordinari" risultati del governo nella lotta alla mafia e aggiunge che "non hanno precedenti negli ultimi vent'anni".

''Il nostro governo - afferma Bonaiuti - ha arrestato otto mafiosi al giorno, festivi inclusi. Ha arrestato quindici dei trenta piu' pericolosi latitanti di mafia. Ha sequestrato in media dieci milioni di euro di beni mafiosi al giorno, per un valore totale finora di 5,6 miliardi di euro, piu' del triplo di quanto ha fatto il governo precedente nello stesso periodo tempo. Gli straordinari risultati della lotta intrapresa da questo governo contro la mafia non hanno precedenti negli ultimi venti anni''. ''E' del tutto logico - conclude il sottosegretario - che la mafia utilizzi i suoi esponenti per rilasciare dichiarazioni contro il presidente del Consiglio di un governo che agisce in maniera cosi' determinata e cosi' concreta nei confronti della criminalita' organizzata''.

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EDITORIALE | di Valentino Parlato
PERCHÉ SÌ
Domani pomeriggio saremo in piazza della Repubblica per il No B-day. Ci saremo con il nostro giornale, con i nostri banchetti, con le magliette di Vauro, con la domanda di abbonamenti. Ci saremo per dare un colpo forte al potere crescente di Silvio Berlusconi. Per la sua caduta. E diciamo subito, lo ripetiamo, che quelle forze che si dicono di opposizione e non ci saranno, non ci saranno perché non sanno che fare, perché sono irretiti dall'attuale deterioramento della politica del politicismo senza veri orizzonti di cambiamento. Oltre la divisione: comandi tu o comando io, ma sempre la stessa minestra.
Noi del manifesto saremo in piazza con la nostra storia, che non è mai stata segnata da compromessi del tipo: tu dai una cosa a me e io do una cosa a te. Sono quarant'anni che siamo in questa trincea senza mai mollare e questo vorrà significare la nostra presenza in piazza.
In questa fase la partita che si gioca nel nostro paese (e che non sappiamo come andrà a finire) non è quella tra gli onesti e i disonesti, tra chi deve andare in galera e chi ne deve uscire, ma è - per ripetere parole antiche - quella dell'eguaglianza, della libertà (che c'è solo con l'eguaglianza) e anche della fraternità tra un popolo, che oggi appare diviso da una molteplicità di interessi particolari (dei potenti) e che soffre della mancanza di un ideale. E tutto questo in una crisi, che produce disoccupazione miseria e conseguentemente perdita di libertà, che mette in primo piano l'arte di arrangiarsi, di raccomandarsi, di chiedere favori. Saremo in piazza per ricordare che certo c'è il malaffare di Berlusconi, ma che, soprattutto, c'è un capitalismo invecchiato e parassitario, che chiede favori allo stato, che è diventato il luogo non della democrazia e del governo del popolo, ma un centro di malaffare.
La giornata del 5 dicembre, del No B-day, non può essere vissuta solo come un accodamento al malumore confuso e diffuso, denunciare, scandalizzarsi senza proporre serve a poco, anzi a niente e non ad adattarsi a sopravvivere col padrone. La denuncia, necessaria, deve essere - come sempre è stato nelle fasi positive della storia del movimento operaio - la base per una proposta politica e sociale e anche di diversa politica economica. Certo abbattere Berlusconi è obiettivo primario, ma per cambiare radicalmente politica. Non sarebbe un gran successo avere Berlusconi in galera e lasciare che le cose vadano come prima.
Il denunciare senza il che fare serve a poco. In questa crisi, in questo rigurgito di razzismi e intolleranze (le cose vanno spesso insieme), di nuove, pericolose scelte di guerra.
Saremo con tutto il nostro impegno in piazza per il No B-day, ma per lavorare, impegnarci a un nuovo giorno. Alzando intanto le bandiere iridate della pace. Non solo senza B e i suoi accoliti, ma per un nuovo Day. Questo è l'impegno di questo «quotidiano comunista» e questo impegno chiediamo a tutte le forze e le persone che ancora non solo si dicono di sinistra, ma che vogliono cambiare questa società.
P. S. E non dimentichiamo che Berlusconi non è un mostro caduto dal cielo. Lo abbiamo partorito noi, popolo italiano.