domenica 15 gennaio 2012

Vi scrivo da una nave da crociera






di Luana De Vita

Non è certo come scrivere da un carcere in Grecia, il paragone è ignobile, è vero. E però da certi punti di vista una nave da crociera può assomigliare più all'incubo che al sogno di un qualsiasi turista o di qualunque essere umano.
Un senso di costrizione, di trappola, un bagno di folla rinchiusa in uno spazio che pretende di essere esclusivo, in realtà è come alla fiera di paese: stessa folla, stessa atmosfera festaiola, stessa qualità solo un po’ meno autentica e per 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Alternative a bordo?
Scegliere la reclusione, i domiciliari, insomma ti chiudi in cabina dove possono raggiungerti solo gli annunci dell’ennesima tombolata o della lezione di aerobica e l'eco della moltitudine che popola la nave.
Eppure il mercato delle crociere è l'unico che segna percentuali di crescita nel turismo a dispetto del settore aereo in crisi permanente e di quello dei viaggi organizzati altrettanto penalizzato, non solo in Italia e in Europa, ma in tutto il mondo.
Una nave da crociera potrebbe rappresentare la più tronfia espressione del turismo di massa da iper-discount, l'esaltazione un po' pacchiana del lusso a cinque stelle a prezzi ultra popolari, la riduzione ai minimi termini dell’esperienza del viaggio come scoperta, conoscenza, scambio: un immenso Luna Park che galleggia per tornare da dove è partito.
A dispetto di sontuosi saloni, ristoranti glamour e ambienti rococò che pretendono di ricostruire le atmosfere nobili del transatlantico Rex o del leggendario Titanic la popolazione che vaga tra un ponte e l'altro di una nave che gironzola nel mediterraneo per sette giorni non ha l’aria altrettanto sfarzosa.
Un’umanità semplice, popolare che ha forse arrancato con difficoltà fino a potersi permettere il “lusso” del “paghi uno e viaggi in due”: 7-800 € per una settimana a persona in cabina interna, pasti inclusi.
Italiani straordinari protagonisti di situazioni degne del miglior Totò & De Filippo alla stazione di Milano, senza la nebbia tra un ponte e l'altro. E' dunque questo il valore aggiunto del turismo di massa?

Così la famigliola con i bimbi gratis al terzo giorno di crociera giubila ad alta voce che l'agenzia gli aveva assicurato che si mangiava 24 ore su 24.
Incredibile ma vero, sui 13 piani della lussuosa nave da crociera non si fa che mangiare, neanche i polli allevati in batteria possono immaginare un'organizzazione del genere. Panini, biscotti, dolci a volontà, giorno e notte, ogni giorno in cabina arriva il programma con tanto di elenco ed orari dei 10/12 ristoranti e bar disponibili a bordo in caso di “crisi da fame da vacanza all-inclusive”.

E poi? Spettacoli di varietà, tombola, ping-pong, giochini di gruppo, pattinaggio sul ghiaccio, gare di canto e tuffi di pancia, golf, free-climbing, possibile immaginare altro? Certo. Casinò, discoteche e feste ogni notte.

Scendere no? No, avete pagato per tutto questo, adesso godetevelo!

In una sorte di delirio collettivo, per una settimana al ritmo orario imposto dal “programma di bordo”, tutti salgono e scendono dal primo all'ottavo piano della nave, dal settimo al dodicesimo, senza dimenticare di continuare a masticare. E quando la nave si ferma per quattro forse sei ore, in questa o quella città del mediterraneo, la forma più colta ed evoluta di attività di massa che la nave offre è la visita della città in bus e guida multilingue, in alternativa c'è la mappa dei negozi per fare shopping fornita dalla compagnia di navigazione.
In tre o quattro ore di sosta a Palma de Mallorca che altro vuoi fare? Sì, è vero puoi sederti in un ristorante locale e ingurgitare una “Paella”, tanto per non perdere l'esercizio alla masticazione e deglutizione.
Può bastare? No.
Devi fare l'esercitazione per l'emergenza, trascorri quasi un'ora in uno spazio minimo da condividere con altre 150 persone che dovrebbero malauguratamente saltare sulla stessa scialuppa di salvataggio che ti è stata assegnata.
La verità? Se ci fosse davvero un caso di emergenza non sopravvivresti comunque, basta partecipare all'ennesima “festa del cibo”per capirlo. Dopo cena, che fai a bordo di una nave da crociera? Mangi ancora!
E pur di accaparrarsi l'ennesimo boccone succulento i tuoi compagni croceristi, specialmente se italiani, sono pronti a spintonarti, tirarti gomitate ai fianchi, calpestarti: figurarsi cosa sarebbero pronti a fare in emergenza per prendere posto sulla prima scialuppa, in barba al numero di ponte previsto per il raduno e scritto sulla tua carta d’imbarco, quella che ti assegna il numero di cabina cui è collegato il tuo numero di carta di credito e il ponte di raduno previsto in emergenza. Una specie di carta d'identità che vale quanto la tua vita su una nave da crociera. E tu in cuor tuo continui a domandartelo, sì quanto vale tutto questo, quanto vale la tua vita?

E oggi guardando il gigante del mare Concordia, stramazzato nell’acqua, quel gigantesco corpo abbattuto e scivolato in una posizione innaturale, quasi a dormire nel mare che avrebbe dovuto solcare, ti chiedi davvero: quanto vale la tua vita su una mega nave all-inclusive?

Ma ci sono vite che valgono comunque meno della tua, quella di coloro che per farti ingozzare tutto il giorno lavorano 10 anche 14 ore al giorno, 7 giorni su 7 sette

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